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Bosco di Favara e Bosco Granza – Comune: Montemaggiore Belsito
Bosco di Favara e Bosco Granza – Comune: Cerda
Bosco di Favara e Bosco Granza – Comune: Aliminusa
Bosco di Favara e Bosco Granza – Flora e Fauna
La flora della Riserva è caratterizzata dalla forte presenza di sugherete miste a roverella,ornelli e lecci.
Notevoli i fenomeni pre-forestali. La vegetazione arbustiva, tipica del bosco siciliano, presenta una prevalenza di specie spinose: dal pero mandorlino allo sparzio spinoso, dalla ginestra al biancospino, dalla rosa canina al pungitopo.
Suggestiva la vegetazione lacustre presente nello stagno di Bomes ad 833 m.s.l.m.m.; si tratta di uno specchio d’acqua a carattere stagionale, che pur subendo, durante l’anno, forti oscillazioni del livello idrico, non si prosciuga mai completamente, permettendo così il proliferare di una vegetazione acquatica in cui predominano il ranuncolo capillare, l’acquatico e il peltato. Altre specie endemiche: la piantaggine acquatica, la brasca comune, la cannuccia di palude, la tifa e la tamerice.
Il toponimo Costa dei Daini a 810 m. s.l.m. è l’unica testimonianza rimasta della presenza di questi mammiferi nei territori compresi tra Sclafani e Cerda.
Ad oggi , tra i grandi mammiferi, è ancora possibile avvistare cinghiali e ancora più spesso l’ibrido maiale-cinghiale arrivato dal vicino Parco delle Madonie.
Tra i carnivori più diffusi nell’area la volpe, la martora e la donnola.
Nutrita la presenza di lagomorfi quali la lepre appenninica o il coniglio selvatico o di roditori quali l’istrice, il quercino e il ghiro.
Tra gli ucceli rapaci: il gheppio, la poiana, lo sparviere,l’assiolo, la civetta ed il barbagianni; ed ancora il codibugnolo di Sicilia, il merlo, l’usignolo, l’upupa, la ghiandaia, il picchio rosso, la cincia,il pettirosso, il colombaccio, lo storno nero, il beccamoschino.
Bosco di Favara e Bosco Granza – Superficie e territorio
Estensione zona A – zona B 2977,5 Ha
di cui 1884,12 in zona A e 1093,38 in zona B
Bosco di Favara e Bosco Granza – Storia
La zona protetta si estende su un territorio agricolo, contraddistinto da vaste estensioni di boschi. La consapevolezza che fosse un’inesauribile ricchezza per le popolazioni del circondario sotto il profilo del loro sostentamento ha prodotto come conseguenza il rispetto e la conservazione integrale dell’area boschiva. I centri abitati presenti nella zona, poco frequentati, hanno avuto un indiscusso impulso all’inizio del 900, quando Cerda venne inserita nel circuito della Targa Florio, gara automobilistica che attraversava alcuni paesi delle Madonie (all’ingresso di questo piccolo centro sono tutt’oggi visibili le tribune per gli spettatori) e che fu interrotta, perché ritenuta pericolosa, negli anni 70. Dopo quell’evento, ripiombati improvvisamente nella monotonia della vita campagnola, gli abitanti di questo comprensorio hanno saputo costruire un’economia che li ha resi famosi anche per i loro prodotti: i carciofi di Cerda ne sono la prova più evidente. Per un lungo periodo dell’anno, questo paesino viene frequentato nei suoi locali tipici, dove il piatto forte sono appunto i carciofi, preparati in numerosissime ricette, accompagnate dagli altri ottimi prodotti locali, soprattutto formaggi e ricotte. La vicina Aliminusa presenta un impianto tipico da borgo rurale sorto attorno al Baglio Baronale seicentesco che fungeva da nucleo di questa sorta di azienda agricola e da struttura di controllo del territorio. Montemaggiore Belsito, sorge tra il XV ed il XVII sec., le sue case crescono sul medievale monastero cluniacense, si sviluppa più tardi sotto i signori che ne incrementano l’economia tipicamente agro-silvo-pastorale. Dalle pendici del Monte Roccellito alle colline soprastanti il Fiume Torto, si sviluppano delle condizioni ideali legati al suolo, all’ esposizione e ai fattori di consociazione dimolte specie pabulari, affinché si ottengano degli ottimi foraggi, che alimentano il patrimonio zootecnico bovino ed ovi-caprino del territorio. Da ciò è stato possibile avviare la produzione di latte diqualità organolettica eccellente da cui si producono formaggi a pasta dura, freschi, stagionati e ricotte dai sapori molto corposi. La “Sagra”della ricotta,” si svolge ogni anno nel mese di giugno nei pressi della pineta comunale. La posizione di Sclafani Bagni nel passato era strategica perché edificata su una delle tre creste che costituivano nel passato un naturale sistema difensivo e di controllo delle strade che dalla costa conducevano verso l’entroterra. Il piccolissimo centro era dotato di tre sorgenti termali, le cui acque presentano proprietà curative ben conosciute fin dall’antichità; forse in questo stesso luogo sorgeva un tempio dedicato ad Esculapio, dio greco della medicina, come sembra raccontarci il toponimo: da Esculapiifanum (phanum = tempio). L’abitato si sviluppa ai piedi del castello che venne costruito da Matteo Sclafani nella prima metà del 1300, su una fortificazione precedente.